Il bosco planiziale della Foce del fiume Crati citato come esempio di processo naturale in un lavoro pubblicato sulla rivista internazionale Conservation Biology

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(esplora le foto dell’ecosistema Foce)

Per uno sviluppo sostenibile gli alberi da soli non bastano, ci vogliono anche le foreste naturali. Negli studi a scala globale la copertura degli alberi, derivata da remote sensing, sta prendendo sempre maggiore diffusione. Copertura arborea e forestale non sono tuttavia sinonimi perché la prima comprende anche gli impianti di alberi in sistemi agricoli e urbani.

E’ quanto evidenziato in un recente lavoro dal titolo “Necessità di una mappa globale della naturalezza delle foreste per un futuro sostenibile”, curato dai professori  Alessandro Chiarucci, dell’Università di Bologna, e Gianluca Piovesan, dell’Università della Tuscia pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Conservation Biology”.

Forte è il richiamo dei due professori all’attenzione della comunità scientifica internazionale e dei decisori politici a dotarsi quanto prima di una mappa globale delle foreste con diverso grado di naturalità (foreste intatte, vetuste, in rewilding e gestite) e a progettare adeguati spazi per i processi naturali liberi da condizionamenti antropici (rewilding) in ogni ecoregione per permettere la genesi delle foreste vetuste del futuro.

Il lavoro pubblicato riporta alcuni esempi italiani di tipologia di foreste e tra queste quella presente all’interno della Riserva naturale regionale della Foce del fiume Crati, definita “uno dei rari lembi di foresta mista planiziale in dinamica naturale (rewilding) nel bacino del Mediterraneo”, a cui è dedicata anche la foto di copertina.

La ricostituzione di foreste vetuste è un obiettivo prioritario e qualificante delle politiche ambientali poiché contribuisce alla mitigazione dei cambiamenti climatici (rimozione della CO2 dall’atmosfera) e alla conservazione di tante specie di flora e fauna minacciate. Conservare e ricostituire le foreste naturali significa garantire la preservazione di quella biocomplessità con i connessi processi ecologici che è alla base della vita sul pianeta e del mantenimento del suo stato di “omeostasi” funzionale.

La “mappa mondiale sul livello di naturalità delle foreste”, auspicata dai due professori, dovrebbe servire per misurare i trend futuri, anche se nella scala di tempo umana, le foreste a maggior grado di naturalità potranno, purtroppo, solo diminuire. Chiarucci e Piovesan sostengono che è necessario individuare e proteggere tutte le foreste rimaste con più alto livello di naturalità (foreste intatte e vetuste rimaste) responsabilizzando l’umanità verso la loro conservazione integrale.

Un lavoro che rafforza l’impegno dell’Ente gestore delle Riserve del lago di Tarsia e della Foce del Crati (Amici della Terra Italia) nel promuovere azioni e programmi finalizzati alla conservazione non solo di questo relitto di bosco planiziale e degli habitat comunitari presenti, ma anche a tutelare e valorizzare una straordinaria e diversificata biodiversità di specie animali e vegetali costituita, ad oggi, da 180 specie di fauna vertebrata, 135 specie di invertebrati e vertebrati (pesci) dell’area marina e di transizione, 480 taxa di flora, 43 specie botaniche acquatiche, di cui 18 macrofite e 25 microfite e 62 generi di fitoplancton.

Tarsia (Cs), 12 settembre 2019

Amici della Terra Italia
Ente gestore Riserve Tarsia-Crati